Dal 1999 sono ricercatrice per l’autismo e tratto persone affette da tale patologia con una tecnica sperimentale chiamata Pre-Terapia. L’approccio rogersiano centrato sulla persona fa da fondamento alla teoria su cui si basa questa tecnica. La parte teorica è stata coniata e perfezionata da Garry Prouty del Pre-Therapy Institute di Chicago; una volta sposata la teoria mi sono dedicata alla sperimentazione pratica in Italia. Ogni anno il gruppo internazionale di Pre-Terapia si riunisce a Gent in Belgio e nel 2005 ho ricevuto dallo stesso Prouty il diploma di Pre-Therapy Trainer.
Perché si chiama Pre-Terapia? Perché una delle caratteristiche che contraddistingue questa patologia è proprio il fatto di vivere in un mondo totalmente distaccato dal contesto, motivo per il quale gli autistici sembrano non integrati, quasi anaffettivi. Da qui la necessità di far in modo che queste persone ristabiliscano dei contatti, prima di tutto con loro stessi e poi con l’ambiente circostante. È questo l’obiettivo di questa tecnica!
Una volta stabiliti questi contatti è possibile procedere con altre terapie.